Un critico espone? Perché no? Di fatto, ci si pensa poco, ma si espone sempre, e d’altra parte si occupa normalmente del rapporto tra immagine e parola e dunque perché non produrre anche delle immagini? Eccomi dunque, in realtà non per la prima volta , a provarci alla mia maniera.
In mostra, su una parete, sei fotografie e due video, scattate e girati dal sottoscritto; sulla parete di fronte, un mio ritratto dipinto da Dario Bellini, su mia richiesta e da una foto fornita da me, un video degli stessi girati per i miei due video, ma montati da Aurelio Andrighetto, e infine un’altra mia fotografia ritoccata ad acquarello.
Le immagini sono varie ma giocano tutte sul doppio, come si noterà immediatamente. Il titolo, che è anche titolo di uno dei video, viene dal fatto che, osservando la mia nipotina dormire, mi chiedevo che mai potesse sognare quando ancora non aveva la vista sviluppata, pare, da poter vedere alcunché se non vaghe macchie di colore. Da qui ho poi pensato che la questione vale anche per noi che vediamo, o crediamo di vedere ben più che macchie. Infine: è la fotografia che in realtà mi ha fatto pensare queste cose ancor prima della mia adorata nipotina.
Elio Grazioli

Elio Grazioli, critico d’arte contemporanea. Insegna Storia dell’arte contemporanea all’Università e all’Accademia di Belle Arti di Bergamo. E’ direttore artistico della manifestazione Fotografia Europea. Ha pubblicato i libri: Corpo e figura nella fotografia (1998), Arte e pubblicità (2001), La  polvere nell’arte (2004), La collezione come forma d’arte (2012) e le monografie su Piero Manzoni (2007), Ugo Mulas (2010), Davide Mosconi (2014).



Il kouros scultura teatrale di Dario Bellini
con gli attori: Francesco Alberici, Luca Iuliano, Mauro Scalora, Daniele Turconi
oggetti sonori: Gianluca Codeghini; costumi: Mariella Butturini; assistente alla regia: Simona Baccolo

Il testo è incentrato principalmente su un dialogo immaginario tra Filippo Tommaso Marinetti e André Breton. I due si incontrano in un improbabile luogo fuori dal tempo e discutono rinfacciandosi le proprie ragioni e i propri torti.
Arte che parla d’arte quindi: ecco perché, come un intermezzo, un altro dialogo che interrompe l’azione tra i due poeti. Altri due attori discutono di un’arte che ha per oggetto altre opere d’arte.