Questa è una mostra che per la prima volta coinvolge i due spazi di riss(e) e di Surplace, perchè è una mostra sul doppio che agisce nell’intervallo tra due polarità, forse le due facce del lavoro di Marco.

MARCO ANDREA MAGNI:  Frodi e Fedi parla attraverso l’ovvio e l’ottuso avvicinandosi a una critica della verità celata sotto un impero di piccoli segni. Frodi e Fedi sono delle vere e proprie forme di tempo, interpretate in due spazi espositivi attigui ed eterocronici, quello di Riss(e) e quello di Surplace. Il contenitore di Zentrum diventa un passaggio e un vero e proprio dialogo, che parte dall’ascolto reciproco e da felici coincidenze che vedono nell’empatia delle persone e del luogo una vera e propria pratica incarnata.
Ci sono contraddizioni e antinomie (stabili e mobili) nella doppia esposizione di Frodi e Fedi: un momento di ozio-otium (tema molto caro a Ermanno) e uno di negozio-negotium (nella parte di Luca). Da una parte l’intervallo, un momento di pausa per il pensiero, la possibilità del non finito, la dimensione di fucina; dall’altro la negoziazione verso l’altro, la compiutezza, la ricerca di dialogo serrato con lo spettatore. Mi piace ripetere sempre che la misura di tutte le cose è il nostro stare insieme e che le mie mostre sono quasi tutte delle vere e proprie biografie di un incontro.
A Zentrum il corpo sa quello che la testa non può dire. La responsabilità incarnata è sempre una questione di empatia e di arte attraverso delle forme di tolleranza e di inquietudine, per ricordarci ancora una vota che il nostro vero capitale è il tempo e la qualità di questo tempo condiviso in uno spazio reciproco. L’intenzione fa la scultura?

 

ERMANNO CRISTINI: È una mostra per guardare con le parole di Goethe:“Dove c’è molta luce, l’ombra è più nera”.

 

LUCA SCARABELLI: Lo spazio centrale, “en meso”, quello proprio degli eroi, si dissolve a favore dell’interpellazione e della partecipazione. Come una periferia comune di scambio, è spazio di visibilità e mondo dove l’intenzione è presenza e la presenza scultura. Una scultura che è una distanza basata sulla relazione.

 

ALESSANDRO CASTIGLIONI: Questa mostra mi incuriosisce perchè una mia grande preoccupazione è sempre stata quella di ridiscutere i formati espositivi, forzare i limiti dello spazio e di come pensiamo e di come vediamo ciò che pensiamo.

 

MARCO ANDREA MAGNI
Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Frequenta il corso in Arti Visive presso la Fondazione Antonio Ratti a Como curato da Angela Vettese e Giacinto di Pietrantonio, con Richard Nonas. Allo IUAV di Venezia partecipa a seminari di filosofia con Giorgio Agamben, di storia dell’architettura con Roberto Masiero e d’arte visiva con Remo Salvadori, del quale diviene poi assistente.
Mostre selezionate: 2016 Grand Hotel, Fuori Quadriennale, Temple University, Roma; Principi di aderenza, Castello Silvestri, Calco; La Pelle, Officina, Bruxelles; 2015 Families of Objects, Abrons Arts Center, New York; Luce 01, Palazzo Mongiò dell’Elefante della Torre, Galatina (Lecce); Families of Objects, Réunion, Zurigo; Distances, Galerie See Studio, Parigi; Sur Face; 2014 Marco Andrea Magni (con/with Giovanni Kronenberg), Galleria FuoriCampo, Bruxelles; 2013 Poppositions, Brass, Bruxelles; 2012 Più giovani di così non si poteva, Galleria FuoriCampo, Siena.