Nel lavoro di Giovanni Oberti, il tempo agisce per accumulo, per stratificazione, è memoria, è sedimentazione di affetti, è svelamento. L’artista mostra tale stratificazione, la fa lavorare, significare, la fa propria, agendo anche lui allo stesso modo, caricando di senso ciò che, intorno a lui, gli sembra corrispondere a sé, al suo sentire e pensare. In fondo non fa che raccogliere ciò che chiama a far parte del suo mondo e coprirlo di un velo, a volte reale, altre volte immateriale ma altrettanto percepibile.

Oberti dà all’oggetto un senso proprio, autonomo, che ritorna cambiato al mittente, attraverso l’occhio dell’osservatore. Così, anche l’osservatore, specularmente dall’altra parte del processo di produzione, ha depositato la sua polvere, la sua umidità, il suo velo sull’oggetto.

 

Giovanni Oberti

Nasce a Bergamo nel 1982. Vive e lavora a Milano. Ha tenuto diverse mostre in Italia e all’estero, tra cui: Laghi di aceto, TILE project space, Milano, 2016; Onorarono, Munich Kunstverein, a cura di Chris Fitzpatrick, Monaco di Baviera, 2015; I fiori in tasca, Galleria Enrico Fornello, Milano, 2012; Arise Therefore, con Daniela Huerta, Galleria Enrico Fornello, a cura di Alessandro Sarri, Milano, 2011; 8, con Elio Grazioli, a cura di Chiara Agnello, Careof, Milano, 2010; Placentarium, a cura di Marinella Paderni, Galleria Placentia Arte, Piacenza 2009.

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Luciano Passoni
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